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UCRAINA? LA SOLUZIONE È NEL GENERALE MCDONALD E NELLA GUERRA ALLA DISINFORMAZIONE

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
15/03/2022
in EDITORIALI
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Mentre si impegnano tutti a dissertare di strategie militari, disegnando scenari bellici convenzionali e cercando di ipotizzare le manovre di un pazzo che – per il suo palese annebbiamento cerebrale – sono fin troppo imprevedibili, nessuno si sforza di formulare congetture alternative per ribaltare l’incresciosa situazione.

E’ fin troppo chiaro che solo la popolazione russa può fermare la Russia dal proseguire uno sterminio destinato a tramutare la nefasta epopea nazista in un patinato ricordo di resort elioterapici.

Putin, a dispetto di chi lo dichiarava un invidiabile leader esemplare e lungimirante e ne portava orgoglioso il volto sulla t-shirt, non apprezza un gran che chi è in disaccordo e ha persino paura che i funerali dei soldati uccisi in combattimento possano incrinare la fiducia dei cittadini nella sua crociata della “Operazione Speciale”.

Il timore dello “Zar Vladimir” è la contaminazione della consapevolezza e la manifestazione massiva dei suoi sintomi. Prevenzione e vaccinazione contro il “virus della verità” sono in corso da tempo e a dirigere tali attività sono stati messi professionisti ben più pericolosi del pilota di un cacciabombardiere o dell’ufficiale di artiglieria missilistica.

Sul fronte dei buoni – ostili ma non belligeranti – nessuno ha messo a fuoco la cosiddetta “information warfare” ovvero la guerra dell’informazione. 

Poco peso poi è stato dato al fatto che la gente di quel Paese non è più quella dell’Unione Sovietica. E’ molto più “consumista” che “comunista”, nel pieno rispetto della veggenza di PierPaolo Pasolini.

Le nuove generazioni sono cresciute in un clima molto più liberale rispetto a quello respirato da genitori e nonni. Dai tenaci combattenti in Afghanistan si è passati agli spensierati vagabondi dello shopping nei centri commerciali sicuramente poco marxisti o leninisti. Rigore e sacrificio sono rapidamente passati di moda, dissolvendosi l’abitudine ad attenervisi o addirittura svanendo il semplice ricordo del “come si faceva”.

E’ su questo fronte che il “Generale McDonald” riesce a bersagliare la Russia senza lanciare missili o far esplodere ordigni. La chiusura degli 850 punti di ristorazione e la sospensione del rapporto di lavoro dei suoi 62mila dipendenti hanno inferto un sorta di uppercut a chi sul ring del conflitto riteneva di ammortizzare qualunque colpo.

Non è lo stop ai beni di lusso di cui gli oligarchi – tutti in possesso di mezza dozzina di passaporti di comodo – riusciranno comunque a disporre alla faccia di qualsivoglia embargo. Qui si salta dall’embargo all’hamburger e i destinatari di questa mossa di basso cabotaggio sono più numerosi e appestanti in una auspicabile epidemia di malcontento nei confronti del regime di Mosca e delle scellerate scelte del Cremlino.

In realtà l’obiettivo per raggiungere le condizioni basilari di qualsivoglia accordo può essere perseguito solo scatenenando una massiccia guerra dell’informazione, unico combattimento che – senza spargimenti di sangue – può far franare il consenso nazionale di Putin e frenare ulteriori mosse.

L’information warfare è una costola della cyberwar, anche se non sembra che l’Agenzia di recente costituzione ne abbia cognizione e ne abbia ricevuto competenza ad occuparsene, a comprova dell’insanabile immaturità strategica italiana.

“Combattere con le informazioni” era il titolo di un pregevole libro scritto da Ferrante e Margherita Pierantoni e pubblicato nel 1998. L’ingegner Pierantoni, figura geniale al cui fianco ho avuto la fortuna di lavorare all’Autorità per l’Informatica nella P.A., già agli inizi degli anni Ottanta prefigurava scenari come quelli che stiamo vivendo. Classe 1933, strappatoci via dieci anni orsono, conosceva le viscere di Internet ed ogni sfaccettatura dell’antropologia telematica.

La sua visione del gioco non ha trovato un frazionista capace di continuare la staffetta, non perché mancassero “atleti” pronti a ben figurare ma piuttosto per il declino della politica che ha portato a scartare talenti di pregio perché tutt’altro che mansueti e magari poco avvezzi a compromessi o all’esecuzione di ordini insensati.

Rileggere quel che scriveva Pierantoni consente di apprezzare una modernità di pensiero che manca all’intera compagine di Governo e forse porta ad intravedere percorsi alternativi a quelli finora presi in esame.

Rispolverare un testo di storia di terza media, invece, darebbe l’opportunità di ricordare il “folle volo”. Parliamo del raid aereo del 9 agosto 1918, la trasvolata dei biplani che – gli equipaggi ispirati da Gabriele D’Annunzio – lanciarono migliaia di manifestini tricolori su cui era stampata una provocatoria esortazione a porre fine agli scontri militari.

Non c’è bisogno di decollare alla volta della Russia, ma occorre muovere su due direttive. Perforare la corazza della “propaganda” del Cremlino e arrivare sui display degli smartphone e sugli schermi dei computer della popolazione russa.

Se non si sa da che parte cominciare, ci si lasci guidare da eventi trascorsi. Un quarto di secolo fa, proprio in questi giorni (era il 17 marzo 1997) un gruppo di pirati dell’etere riuscì in una magistrale interferenza nella prima rete televisiva RAI inserendosi fraudolentemente nel TG1 che stava andando in diretta. Un messaggio inneggiante alla “Padania libera” entrato inaspettatamente nelle case dimostrò la vulnerabilità dell’architettura trasmissiva lasciando tutti di stucco…

La missione deve portare a togliere la benda dagli occhi e i tappi dalle orecchie alla gente, inoculare il bacillo del dubbio e poi scatenare la pandemia della verità sulla cosiddetta “Operazione Speciale”.

Saranno gli stessi russi a dire no ad una guerra che nemmeno loro vogliono. Si riempiranno le galere in cui da giorni sono ammassati i dissidenti, ma se la protesta sale sarà contagiosa ed irrefrenabile. Lo sminamento della “disinformatia” farà correre nelle strade le tante persone perbene che hanno solo la colpa di avere Putin alla loro guida.

Ci si adoperi anche dalle nostre parti per giocare questa partita incruenta. La “guerra dell’informazione” potrebbe essere l’ultima carta per bloccare l’olocausto in corso.

In materia esistono tante pubblicazioni che possono offrire spunti. Sui banchi qualche rigattiere si possono trovare due libri in cui Roberto Di Nunzio ed io abbiamo provato a delineare i contorni di questo tema. “Cyberwar, la guerra dell’informazione” (edito da Buffetti nel 1997) e “Le nuove guerre” (uscito con Rizzoli – BUR nel 2001) fanno capire che questo campo di battaglia è “vecchio” di un quarto di secolo…

Ferrante Pierantoni, che mi voleva un gran bene, nel dedicarmi il suo “Combattere con le informazioni” ventiquattro anni orsono scriveva “A quello stronzo di Umberto Rapetto perché, anche se ha deciso di non diventare mai grande, impari a vivere in un mondo che sarà molto più difficile di quello che pensa”.

Sapevo che non sbagliava e in questi giorni ne ho la conferma. Mi duole, nel frattempo, non aver imparato a vivere. Ma lui già sapeva anche questo…

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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