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5G E CORONAVIRUS: PREOCCUPATEVI DELLA RESPIRAZIONE, NON DELLA COSPIRAZIONE

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
06/04/2020
in EDITORIALI
CORONAVIRUS FASE 2: NON È UN PAESE PER VECCHI
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Nemmeno le “scie chimiche” erano riuscite a seminare tanto panico.

La storia che il coronavirus sia causato dal 5G ha spiazzato tutti e innescato una pandemia di idiozie, rimbalzate da una casa all’altra grazie alla condivisione di video e documenti tanto sbalorditivi quanto inattendibili.

Le tecnologie di comunicazione di quinta generazione (ecco il significato della sigla misteriosa per i non addetti ai lavori) possono non essere simpatiche, ma i motivi per i quali sia giustificabile una profonda avversione non sono certo riconducibili al coronavirus.

Il 5G – che senza dubbio ha molto appeal sotto il profilo scientifico – può avere (e ha) controindicazioni tecnologiche ed economiche ma con la diffusione del COVID-19 è da escludere qualsivoglia responsabilità.

Il passaggio alle più moderne e veloci soluzioni di comunicazione digitale pone in condizione di sudditanza quei Paesi (come l’Italia) che non hanno avuto un ruolo di sviluppo e di produzione in quel settore, trovandosi ora a subire ogni diktat commerciale e tecnico.

I “padroni” di quelle tecnologie possono filtrare il traffico veicolato attraverso gli apparati di loro produzione, estrarne indebitamente il contenuto (audio, video e dati), possono “dossierare” chiunque senza lasciare traccia, hanno modo di girare l’immaginario “interruttore” che spegne ogni flusso di comunicazione, hanno indiscussa facoltà di paralizzare l’intero pianeta interrompendo il dialogo digitale che tiene in piedi le infrastrutture critiche (energia, TLC, trasporti, sanità e finanza). Ma queste “mostruose” entità non hanno colpe a proposito della nascita e della propagazione del coronavirus, nonostante una valanga di video cerchino di testimoniare la fondatezza dell’ennesimo complotto.

Filmati di sedicenti esperti, di personaggi “che me l’ha detto un amico che certe cose le sa”, di sadici torturatori della sensibilità dei meno “vaccinati” alle bufale multimediali, si sono ammonticchiati nei social media (da Youtube a Vimeo, a Dailymotion…) e hanno speditamente invaso i canali di messaggistica istantanea (WhatsApp, Telegram, Signal) ottenendo una preoccupante capillarità.

I messaggi – estremamente assertivi – proclamano una diretta connessione tra 5G e COVID-19 e fanno presa su chi, anziché cercare di informarsi in maniera “tradizionale”, si lascia trascinare dalla piena che sui social è frutto della tracimazione della stracolma diga della “disinformatia”.

Non si conoscono ancora i danni o le conseguenze nocive alla salute delle radiofrequenze del 5G, ma è certo che servirà tempo per studiarne i problemi, valutarne i rischi, trovarne sistemi contenitivi, ridurne la pericolosità… E comunque il 5G con il coronavirus – per dirla con Antonio Di Pietro – “che c’azzecca?”

Youtube ha messo al bando i video in cui si espongono le bizzarre teorie dei cospiratori a questo proposito, anche perché la diffusione di certe immagini ha scatenato attacchi vandalici ad impianti di telefonia mobile. L’assalto alle antenne delle BTS (le stazioni base, o ponti radio) è il primo risultato della reazione ipnotica di persone che hanno reagito in maniera violenta alle sollecitazioni di imprecisati predicatori del complotto hi-tech.

Si potrebbero portare mille esempi di farneticazioni online. Ma forse basta quella del tizio che sosteneva di essere un ex-dirigente di una compagnia telefonica britannica e che ha terrorizzato – prima che il suo video venisse rimosso – una infinità di utenti. L’inqualificabile soggetto (che naturalmente non corrisponde ad alcun manager – presente o passato – delle TLC del Regno Unito) ha vigorosamente sostenuto una serie di allucinanti falsità tra cui il fatto che i test del coronavirus erano utilizzati al mero scopo di diffondere il contagio e che la pandemia era stata creata per nascondere le morti determinate dagli effetti della tecnologia mobile.

Le incursioni – che, oltre Manica, hanno portato alla devastazione di quattro strutture trasmissive di Vodafone nel giro di ventiquattr’ore – potrebbero essere solo l’inizio di una serie di azioni sconsiderate, innescate dalla irrefrenabile condivisione di file multimediali frutto di menti criminali con l’obiettivo di destabilizzare equilibri psicologici e sociali già sufficientemente compromessi.

Sarebbe meglio se la gente si preoccupasse di respirare, non di cospirare.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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