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CORONAVIRUS: SECONDO VOI SERVIVANO DAVVERO 74 PERSONE PER DECIDERE LA SORTE DEI NOSTRI DATI?

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
01/04/2020
in EDITORIALI
CORONAVIRUS FASE 2: NON È UN PAESE PER VECCHI
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Sono cresciuto nell’erronea convinzione che nei casi di emergenza occorra snellire i processi decisionali. Un comandante, qualche stretto collaboratore con specifiche comprovate competenze, il coraggio di assumersi le responsabilità, la capacità di sopportare le conseguenze di eventuali errori.

Nelle condizioni di necessità e di urgenza un manipolo di soggetti deve capire, scegliere, decidere. Li si dovrebbe contare sulle dita di una mano, pochi, pochissimi, quasi fossero supereroi.

A dirla (o cantarla) con il mitologico Renzo Arbore, “meno siamo meglio stiamo”.

Nelle conclamate situazioni di allarme, invece, c’è ancora chi pensa di schierare battaglioni di esperti invece di limitare le convocazioni alle persone davvero strettamente necessarie.

Quando su WhatsApp mi è arrivata la notizia, ho subito pensato che si trattasse di una delle tante grottesche fake news che circolano nelle arterie digitali oppure di un simpatico “meme” destinato a diventare virale. Poi, guardando il mittente e avendo ben presente la sua inossidabile serietà, ho voluto sincerarmi se il distanziamento sociale lo avesse mai tramutato in un impenitente goliarda.

E’ bastato un attimo per scoprire che la storia dei 74 partecipanti al Gruppo di Lavoro era vera. Ci è voluto un quarto d’ora per riprendermi.

Sto parlando della “Task force dati per l’emergenza Covid-19” del Ministero dell’Innovazione, ripartita addirittura in otto “sottogruppi”: Coordinamento generale delle attività, Infrastrutture e data collection, Impatto economico, Web data e impatto socio-economico, Teleassistenza, Tecnologie per il governo dell’emergenza, Big data & AI for policies, Profili giuridici della gestione dei dati connessa all’emergenza.

L’affollato gruppo di lavoro si occupa delle “soluzioni tecnologiche data-driven, tenendo conto dei profili giuridici correlati alla gestione dei dati necessari a fronteggiare l’emergenza” e “svolge attività di studio e analisi, utile a supportare la Presidenza del Consiglio dei ministri e le Amministrazioni pubbliche nella definizione di politiche di contenimento del contagio da COVID-19”

Se 74 persone possono sembrarvi poche (?!?), va detto che il sito del dicastero precisa che “Alle attività del gruppo possono essere invitati a partecipare soggetti pubblici o privati al fine di acquisire informazioni, pareri o proposte”. E’ quindi ragionevole aspettarsi che ognuno dei “coscritti” possa invitare qualche collega, amico, conoscente o persona di fiducia a fornire il proprio contributo.

Pur istintivamente indisciplinato (nonostante collegio, Scuola Militare e Accademia), rispetto le regole e in questo periodo ho compilato diligentemente le quattro versioni dell’autodichiarazione per andare a fare la spesa (e ho già computer e stampante accesi in attesa della release 5.0). Conoscendo i decreti che si sono susseguiti secondo una posologia che ne prevedeva almeno uno prima dei pasti, mi chiedo se questo conclave sia in deroga alla norma che vieta gli assembramenti…

Come pensano di riunirsi? In videoconferenza? Auguri.

Quanto dovranno durare le assemblee al netto dei problemi tecnici, dei “non ho sentito” e “non ho capito”, delle immancabili interruzioni della connessione?

Se ogni convitato parla per un solo minuto, magari per salutare e dare segni di vita (di ‘sti tempi…), il meeting è destinato a portar via un’ora e un quarto senza combinare nulla. Qualcuno potrebbe non aver nulla da dire – sento già la critica d’obbligo – e allora mi chiedo cosa partecipa a fare? Per sentire gli altri? Potrebbe ascoltare il podcast. E poi se non ha nulla da dire perché è stato inserito nel Gruppo di lavoro?

Basta. Sotterriamo l’ascia di guerra.

Negli anni ho imparato che se non si vuole risolvere una questione – specie se spinosa – basta istituire un gruppo di lavoro. L’ho visto nelle diverse tappe della mia carriera nel pubblico e nel privato, con un campionario di esperienze a prova di qualsivoglia conato di smentita.

In tempi recenti ho osservato i gruppi di lavoro istituiti dal Ministero per lo Sviluppo Economico in materia di “blockchain” e di “intelligenza artificiale”. Avevo già pronti i link per facilitare il rintraccio dell’esito delle iniziative, ma mi sono sentito stringere dai panni di Maramaldo e ho visto il MISE nel ruolo di Ferruccio sussurrare il fatidico “tu uccidi un uomo morto”. Lascio al lettore più perfido il gusto di giocare con i motori di ricerca per scovare relazioni e slide (tra queste meritano le 6 – di cui una di copertina – dello stato di avanzamento dei lavori al 20 aprile 2019 linkato in fondo alla pagina web della Camera dei Deputati) e la libertà di valutare i risultati raggiunti.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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