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VORREI SAPERE COSA PENSANO GOVERNO, “SERVIZI” E GARANTE DELLA FACCENDA “ZOOM”

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
08/04/2020
in EDITORIALI
CORONAVIRUS FASE 2: NON È UN PAESE PER VECCHI
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Capisco che l’emergenza COVID-19 imponga un impegno prioritario. Del problema sanitario, però, credo debbano occuparsene (per il bene di tutti) più i medici che i politici.

In questo momento, in cui pur di guadagnare una ribalta tutti sono pronti a rilasciare dichiarazioni esorbitanti le proprie competenze, ognuno dovrebbe preoccuparsi di far bene il proprio mestiere (sempre che lo sappia fare).

Il periodo catastrofico che stiamo vivendo vede in pericolo tre cose, due delle quali – salute ed economia – estremamente evidenti.

La terza è la democrazia, nella cui dimensione si riconoscono i diritti fondamentali dei cittadini dalla libertà alla riservatezza dei dati personali.

Tralasciando qualsivoglia volo pindarico di matrice filosofica, voglio soffermarmi sulla questione della privacy e della sicurezza della tanto diffusa ed altrettanto utilizzata “app” ZOOM.

Dopo aver lanciato proprio qui l’allarme sulla pericolosità di quel programmino di videoconferenza, aver spiegato che mandava a Facebook anche i dati di chi non si era mai iscritto a quel social, aver persino raccontato della riunione via Zoom interrotta da filmati porno che hanno preso il posto dei convenuti, mi sono lasciato travolgere dalla curiosità di sapere cosa pensino di tutto questo gli attori principali di questo Paese.

La capillarità di impiego di ZOOM, sia nel pubblico sia nel privato, evidenzia problematiche non trascurabili e quindi credo sia lecito domandarsi quale sia l’opinione e quali siano le iniziative del Governo, delle strutture di intelligence e del Garante per la Protezione dei dati personali.

Ho provato a cercare qualcosa sul sito web di quest’ultima Autorità, avendo cura di procedere con la “ricerca avanza”, inserendo la parola ZOOM nell’apposito riquadro per il testo da cercare e restringendo l’arco temporale al periodo che va dal 1° marzo alla data odierna (ossia all’intervallo in cui si è parlato di possibili rischi che in precedenza non erano stati rilevati da nessuno). Purtroppo mi sono dovuto accontentare del laconico messaggio “Nessun risultato trovato”

La bramosia di saperne di più mi ha portato a consultare i siti delle due ali del Parlemento, sperando che qualcuno avesse mai formulato interrogazioni o interpellanze in proposito vista la attualità e la gravità del rischio.

Se non ho trovato nulla al Senato, sul web della Camera dei Deputati l’unico documento che contiene la parola “zoom” è il resoconto stenografico del 31 maggio 2019 per l’interpellanza urgente dell’onorevole Rampelli ed altri n° 2-00289 in cui si legge “Ma questo di Alitalia Maintenance Systems è soltanto uno zoom su una situazione più generale…” che ovviamente non ha nulla a che fare con il tema di interesse.

Non azzardandomi a visitare il sito dei Servizi Segreti (che per tenere fede all’aggettivo non possono certo svelare nulla in Rete), ho optato per quello della Presidenza del Consiglio e anche lì il mio tentativo è stato vano.

Il girovagare online mi ha invece portato a scoprire che il Governo di Taiwan ha vietato l’uso della applicazione in argomento dopo la sconfortante scoperta che l’applicazione dirottava in Cina i contenuti delle video-riunioni.

Ho poi appreso che i senatori statunitensi Richard Blumenthal, Marsha Blackburn e Ron Wyden (con il supporto di organizzazioni per i diritti civili come l’Electronic Privacy Information Center) hanno formalmente manifestato le loro perplessità, invitando la Federal Trade Commission (FTC, vale a dire l’equivalente della nostra Autorità Antitrust) ad effettuare verifiche e approfondimenti.

Quando ho visto che anche il Procuratore Generale di New York ha aperto una indagine in proposito, ho deciso di non andare oltre e di accontentarmi delle faccende di casa nostra.

Zoom – diffuso nelle scuole per le lezioni a distanza e nel mondo imprenditoriali per le riunioni aziendali – viene adoperato anche in ambito istituzionale? Se sì, da chi?

Visto che la app – manco fosse uno sturalavandino – risucchia tutto quello che c’è sul dispositivo dell’utente, sono state redatte delle raccomandazioni per evitare una “trasparenza” che certo non è quella della “241”?

E se esistono consigli e disposizioni a garanzia della privacy del singolo e della sicurezza di tutti, perché non le si rendono pubbliche?

Vista la dimostrata facilità di diffusione di versioni non ufficiali di provvedimenti restrittivi, perché quella “manina” non mette in circolazione anche qualcosa di utile per la collettività?

Oppure, e sarebbe meglio, perché non si risponde al titolo deliberatamente provocatorio di questo editoriale?

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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