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UN REPORT INCHIODA AMAZON: PERSONALE SPIATO E CONDIZIONI DI LAVORO IMPOSSIBILI

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
02/09/2020
in EDITORIALI
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Nonostante la mia serena convinzione che il colosso di Jeff Bezos abbia ucciso il nostro commercio tradizionale e decretato un salto di passo di cui forse si poteva fare a meno, stavolta i dardi non vengono dalla mia faretra.

Mentre nessuno potrà convincermi che non sia possibile riuscire a vivere tre o quattro giorni senza un prodotto che il negoziante sotto casa al momento non ha (e che quindi Amazon sia la nostra salvezza), ho letto con attenzione lo studio dell’Open Markets Institute e sono convinto che anche altri potrebbero trarre giovamento da un simile approfondimento (che secondo tradizione di Infosec News è qui disponibile in formato pdf per chi lo voglia consultare).

E’ fuori di dubbio che Amazon vanti una efficienza straordinaria, sbalorditiva, destinata a passare alla storia. Tra qualche migliaio di anni ci sarà chi – al nostro pari dinanzi all’imponenza delle Piramidi – si chiederà come siano riusciti in una così smisurata opera.

Il documento, redatto da un “think tank” che – oltre a fare ricerche e studi – si erge a difesa dei più deboli prendendo di mira realtà mastodontiche come Google e Facebook, evidenzia situazioni che non lasciano indifferenti. La celerità e la precisione che fanno spiccare Amazon come un modello ideale contrastano – secondo il report firmato da Daniel A. Hanley e Sally Hubbard – con un “dietro le quinte” non proprio rassicurante.

Il documento “Eyes Everywhere: Amazon’s Surveillance Infrastructure and Revitalizing Worker Power” già nel titolo parla di “occhi dappertutto” e non fa mistero dell’estremizzazione della sorveglianza e di un clima di stress difficilmente sostenibile.

Il report sottolinea – tra l’altro – che Amazon imporrebbe ai propri lavoratori di lasciar fuori tutti i loro effetti personali tranne una bottiglia d’acqua e un sacchetto di plastica trasparente contenente denaro.

Il livello di controllo quasi distopico sui magazzinieri culminerebbe nel licenziamento di chi non riesce a raggiungere obiettivi che spesso vengono tenuti segreti. Nella trentina di pagine di testo si legge che ai lavoratori viene imposto di raggiungere un certo numero di pacchi da elaborare all’ora, anche se non viene detto loro quale sia esattamente tale obiettivo.

E’ spaventoso apprendere che i dipendenti di Amazon non conoscano in anticipo il “target” da raggiungere e che la sua variazione possa avvenire in corso d’opera e quindi essere oggetto solo di segnalazione successiva. In questo modo anche chi è velocissimo nelle operazioni di diretta competenza rischia di ricevere l’ “avvertimento” che l’asticella è stata alzata solo quando è venuto meno alle prestazioni che erano state immaginate per lui/lei e per le relative capacità prestazionali.

Il sistema elettronico di controllo di Amazon analizzerebbe le misure di produttività di ciascun lavoratore basandosi sul rendimento più elevato fornito in un determinato periodo. Se poi, per qualunque motivo, la persona si ritrova a scendere al di sotto di quel livello, il sistema in maniera automatico rileva la situazione, genera immediatamente gli avvisi e innesca l’adozione di provvedimenti “correttivi” (che possono sfociare nell’allontanamento del tizio che è sceso sotto il proprio “record personale”).

Chi effettua il prelievo e il confezionamento di un prodotto deve servirsi di uno scanner che non si limita a “smarcare” l’uscita da magazzino per procedere al suo rimpiazzo con nuova fornitura, ma registra ogni dettaglio delle operazioni compiute (come ad esempio l’intervallo di tempo intercorso tra una scansione del codice a barre presente sulla merce e quella successiva).

Le telecamere di sorveglianze sono presenti in tante realtà produttive e spesso si rivelano di grande aiuto per garantire la sicurezza e consentire un intervento tempestivo in caso di incidente. In questo caso, però, nel rapporto si legge che dispositivi di ripresa video tracciano e controllano ogni mossa di un lavoratore.

Se si va a guardare chi provvede alle consegne, a sbarrare gli occhi sbalordito potrebbe essere George Orwell resuscitato per l’occasione. Amazon registra costantemente la posizione dei veicoli e l’azione di monitoraggio mira a pedinare il mezzo per avere certezza che venga seguito il percorso esatto che è stato stabilito e mappato a livello centrale. Pur di rispettare tempi e numeri i conducenti rispettano meno facilmente il codice della strada e l’aumento degli incidenti testimonia il disperato tentativo – per il trasportatore – di rimanere in gioco.

Il rapporto spiega che lo stesso software di monitoraggio garantisce che i lavoratori abbiano diritto solo a 30 minuti per il pranzo e a due pause separate di 15 minuti durante il giorno. Ma non finisce qui.

Il “braccialetto” – da cui i dipendenti non possono certo separarsi – può tracciare con precisione dove i dipendenti del magazzino stanno mettendo le mani e utilizzare le vibrazioni per spingerli in una direzione diversa.

Inutile dire che – secondo Open Markets Institute – Amazon contrasta gli sforzi di sindacalizzazione, monitorando attivamente i lavoratori, interrompendo eventuali riunioni di troppe persone (certo non per il “distanziamento sociale” o per il “divieto di assembramento”), identificando possibili organizzatori sindacali e controllandone gli spostamenti nelle aree di lavoro per evitare che parlino troppo a lungo con lo stesso gruppo.

Il report parla inoltre di procedure disumanizzanti, quasi i dipendenti fossero degli automi. Non bastasse, a fine turno i dipendenti sarebbero sottoposti a controlli volti a verificare che non abbiano rubato nulla. Mortificazione a parte (anche per le telecamere che a questo punto non farebbero il loro mestiere….), il lavoratore deve mettere in conto da 25 minuti ad un’ora (naturalmente non retribuiti) per poter uscire dall’infrastruttura aziendale.

Sicuramente Amazon saprà spiegare e motivare l’eventuale infondatezza del report “Eyes Everywhere” e il nostro spazio “Un messaggio in bottiglia” è pronto ad ospitare qualsivoglia replica. Tranquilli, non cronometreremo il tempo di risposta…

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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