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INPS?… LO HACKER, CHE BONTÀ

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
02/04/2020
in EDITORIALI
CORONAVIRUS FASE 2: NON È UN PAESE PER VECCHI
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Non avrei mai potuto immaginare – eppure mi occupo di queste cose dal 1986 – che qualcuno sperasse di addebitare i propri guai ad un pirata informatico.

Nemmeno il migliore John Belushi con le sue finora imbattute “cavallette” nelle sequenze di The Blues Brothers avrebbe saputo stupire il pubblico come l’outing di Tridico che al “non è stata colpa mia” ha aggiunto che erano stati gli hacker….

Se l’affondamento del sito dell’INPS è secondo solo a quello del Titanic, la dichiarazione del Presidente dell’ente previdenziale non ha precedenti.

Soltanto i log di sistema, quelli che registrano tutti gli eventi e annotano chi fa cosa/quando, possono rivelare cosa sia accaduto davvero. Voglio augurarmi che quei “registri” ci siano e vengano adeguatamente ispezionati da chi sarà incaricato di svolgere le indagini. Sarebbe tristissimo assistere ad una ulteriore lacrimosa confessione di chicchessia che annunci l’inspiegabile scomparsa dei log, bersaglio dei briganti telematici che ne avrebbero cancellato ogni traccia.

Qualunque cosa sia toccata in sorte all’INPS è a dir poco inqualificabile o, a voler essere un pochino rigorosi, è invece qualificabile. Si sia trattato di un malfunzionamento o sia stato un arrembaggio corsaro, non è soltanto una “figura di merda” come avrebbe commentato Emilio Fede nei suoi memorabili fuori onda. E’ la plateale ed inconfutabile dimostrazione che quel sistema informatico non era all’altezza della missione che era destinato ad assolvere.

Senza alcuna velleità di mettere sotto processo (ci saranno la magistratura ordinaria e contabile a farlo) i potenziali responsabili, nell’immaginaria Norimberga si potrà cominciare con la “culpa in eligendo” e la “culpa in vigilando”.

“Eligendo”? La scelta di direttori e responsabili spesso è figlia di un sistema clientelare che ha fatto piovere persone inadeguate in ruoli critici. Gli amici, i raccomandati, i “quelli cui non si può dire di no” e altre discutibili figure sono approdate al vertice di articolazioni pubbliche delicatissime. Chi ha piazzato quelle persone dovrebbe renderne conto, magari illustrando i criteri delle selezioni e dei privilegi riservati a chissà quali caratteristiche.

Veniamo al “vigilando”. C’è chi non esiterà a replicare che il controllo di certe attività impone competenze esorbitanti il proprio profilo. La controrisposta prevede due binari. Solo ora ci si accorge di essere a propria volta non all’altezza del compito assegnato? E poi non esistono procedure dettagliate e magari uffici destinati ad operare riscontri e accertamenti sugli aspetti operativi e non solo amministrativi?

Lasciamo alla coscienza di ciascuno (altrimenti il discorso evocherebbe un inutile regolamento di conti degno della valle di Josafat) questi dettagli che – in simili evenienze – sono senza dubbio marginali e affrontiamo i fatti almeno sulla base di quel è dato sapere.

Il sistema “è andato giù”. Questo è chiaro.

Proviamo ad immaginare che fosse crollato un palazzo stracolmo di gente. Se è stato l’eccessivo afflusso di persone a determinare un sovraccarico della soletta dei piani dell’edificio, ogni addebito finirebbe in capo a chi ha progettato l’immobile. Costui sarà pronto a dichiarare di aver avvisato dei limiti di capienza e soprattutto di portata per metro quadro. Allora deve cominciare a difendersi chi doveva regolare gli ingressi, “porzionando” il numero di visitatori per scongiurare che il carico si profilasse “critico”. La palla passa al servizio di reception e vigilanza che non avrebbe rispettato le indicazioni in proposito, servizio che non tarderà a dire che quelle indicazioni non le ha mai ricevute…

Non un semplice scaricabarile (troppo convenzionale), ma un sorprendente “yo-yo” che si srotola e si riarrotola portando avanti e indietro accuse e scuse.

Ma se lo schianto fosse invece stato determinato da una quasi solita bombola di gas? O se invece si intravedesse la mano di un terrorista?

L’11 settembre dell’INPS è toccato nell’infausto giorno del primo Aprile, quello che gli anglofoni chiamano April Fool’s Day e che dalle nostre parti – tra i mille scherzi – ha dato modo di appiccicare pesci sulla schiena ad intere generazioni di scolari birbaccioni.

L’incidente informatico in questione, però, non è uno scherzo. A parte l’esposizione planetaria al pubblico ludibrio (credo che abbiano riso anche in Australia di una simile sbalorditiva circostanza), restano responsabilità ineludibili.

Anonymous e altre bande di hacker (invece di rivendicare una simile epocale frana digitale) hanno con ogni mezzo escluso di aver determinato il catastrofico evento e certe spesso tetre simbologie hanno per un attimo evocato “La livella” del Principe de Curtis: “Nuje simmo serie… appartenimmo à morte!”

Un ipotetico atteggiamento fideistico verso le dichiarazioni del Presidente dell’INPS e la conseguente accettazione della versione dei criminali informatici non portano alla assoluzione dell’istituto previdenziale.

Qualunque reato informatico (a vostra scelta tra quelli introdotti nel codice penale dalle leggi 547/1993 e 48/2008) prevede testualmente che il sistema informatico oggetto di intrusione o di danneggiamento sia “protetto da misure di sicurezza”. In assenza di tali cautele la condotta delittuosa zoppica e mancandone un elemento fondamentale non è configurabile.

Mica è finita. La normativa in materia di privacy (in Italia in vigore non da ieri ma già dai tempi della legge 675 del 1996) prevede – giustamente – sanzioni ferocissime nei confronti di chi non adotta le “misure di sicurezza” e non adegua i propri sistemi hi-tech in maniera da tutelare la riservatezza dei dati dei soggetti cui le informazioni si riferiscono.

“La seconda che hai detto” sussurrerebbe Corrado Guzzanti.

La tragicomicità dell’accaduto induce a inchiodare l’attenzione proprio su Guzzanti jr. e a suggerire a chi crede di semplificare le cause della vicenda una inesorabile riflessione. “La risposta è dentro di te, epperò è sbagliata”.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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