Il Divieto di genocidio è una norma imperativa del diritto internazionale (ius cogens), un obbligo giuridico internazionale vincolante per tutte le nazioni.
Definito dalla Convenzione sul Genocidio e dallo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, comporta la responsabilità penale individuale, riconosciuta anche dal diritto internazionale consuetudinario; la medesima corte, al riguardo, è competente di perseguire e punire tali condotte se commesse sul territorio di uno Stato Parte.
L’intento ovvero l’intenzione di distruggere, tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso è genocidio.
Sic et simpliciter.
Per quanto concernono le ostilità in Terra Santa, in particolare, da ottobre 2023, sono stati registrati decine di migliaia di morti: sono stati uccisi, con l’utilizzo di armi pesanti, secondo il report UN del 16 settembre scorso, 60.199 palestinesi, di cui 18.430 bambini e 9.735 donne.
L’aspettativa di vita (in media, entrambi i sessi combinati) a Gaza, è diminuita da 75,5 anni per l’anno precedente a ottobre 2023 a 40,5 anni durante i primi 12 mesi di guerra, un calo drastico di 34,9 anni di aspettativa di vita (46,3%), quasi la metà di quella precedente.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (“OMS”), tra il 7 ottobre 2023 e il 30 luglio 2024, Israele ha effettuato 498 attacchi contro strutture sanitarie nella Striscia di Gaza; in totale, 747 persone sono state uccise direttamente in tali attacchi. La Commissione ha scoperto che i bambini sono stati uccisi a seguito di attacchi diretti agli ospedali, mentre i decessi causati dal blocco degli aiuti umanitari sono, purtroppo, non quantificabili.
L’Ufficio OHCHR – parte del Segretariato dell’ONU, istituito nel 1993 dall’Assemblea Generale a seguito dell’adozione della Dichiarazione e del Piano di Azione di Vienna dello 1993 ed avente il compito di rafforzare il coordinamento e l’efficacia degli organismi del sistema delle Nazioni Unite per i diritti umani – che ha redatto tale report, così conclude l’illustre relazione: “Le autorità e le forze di sicurezza israeliane hanno commesso e continuano a commettere atti di genocidio contro i palestinesi nella striscia di Gaza”, osservando che “il Presidente israeliano Isaac Herzog ed il primo ministro il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant hanno incitato alla commissione di un genocidio e che le autorità israeliane non hanno preso provvedimenti nei loro confronti per punire tale incitamento.” “Le dichiarazioni rilasciate dalle autorità israeliane, oltremodo, costituiscono una prova diretta dell’intento genocida”.
La scontata e relativa raccomandazione – perché di questo si tratta – a tutti gli Stati membri, sebbene sia un atto di natura non vincolante, emessa dalla Commissione OHCHR, è comprensibilissima a Tutti: “impiegare tutti i mezzi ragionevolmente disponibili per impedire la commissione di un genocidio nella Striscia di Gaza”, di cessare il trasferimento armi e di non aiutare la commissione di genocidio; una raccomandazione, questa, di fortissimo e vigoroso valore etico-morale, che non può e non deve essere ignorata dalla Comunità internazionale.
Porre immediatamente fine al genocidio nella Striscia di Gaza, conformandosi quindi alle misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia nelle sue ordinanze del 26 gennaio, 28 marzo e 24 maggio 2024, è pertanto un dovere ed una incombenza che non può esser sottratta dai meri interessi geopolitici di taluni piuttosto che da bibliche questioni irrisolte di altri.
Questi sono dati, le cui conclusioni chiariscono, lapalissianamente, le condotte genocide perpetrate da uno Stato sovrano e sulle cui responsabilità i criminali – perché di questo oramai si tratta – dovranno rispondere; e così vien da riflettere: tali responsabilità, se non saranno giudicate davanti al Tribunale degli Uomini, saranno valutate innanzi a quello di Dio, così come Papa Leone XIV ha velatamente rivendicato: il diritto di uno stato a esistere.
Ed a tal proposito, come non ricordare lo storico anatema di San Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993 nella Valle dei Templi in Sicilia, ove si rivolse ai mafiosi, gridando: “Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”.
Porre fine ad un genocidio, in estrema sintesi, non può esser visto solamente come un problema geopolitico, è una questione che va oltre ogni norma ed ogni obbligo imperativo in quanto va a toccare, semplicemente, quel diritto inalienabile che è quello della vita, della esistenza.
Il distrarre e confondere l’opinione pubblica, con la complicità dei media dominanti, con gli orrori delle operazioni militari del conflitto ucraino-russo piuttosto che da quelle israelopalestinese potrebbe esser una dolosa manipolazione da parte di qualche Potenza ?
La Storia avrebbe dovuto insegnarcelo, ma evidentemente, almeno fino ad oggi, non abbiamo imparato. Ai posteri l’ardua sentenza.












