L’amore è paziente, è benigno l’amore; non è invidioso l’amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non avrà mai fine.
(San Paolo)
La tua Luce
Scompare a poco a poco, amore, il sole
Ora che sopraggiunge lunga sera.
Con uguale lentezza dello strazio
Farsi lontana vidi la tua luce
Per un non breve nostro separarci. (Ungaretti, 21 aprile 2009)
Ho scritto una sola volta sull’amore ritenendolo argomento troppo ampio da affrontare in un paio di paginette. Oggi voglio riprovarci spinto dal ricordo del periodo che abbiamo passato a causa del Coronavirus, dove abbiamo assistito a tante manifestazioni di amore per il prossimo. Mi riferisco ai medici, infermieri e volontari che hanno fornito assistenza e cura ai nostri connazionali affetti da quella brutta malattia.
Tale servizio, purtroppo, lo svolgevano spesso rischiando la vita perché privi dei dispositivi adeguati per la protezione. Non posso indicare il numero dei decessi perché ancora oggi, nonostante le vaccinazioni, qualcuno continua a morire, mi limito a dire che sono molti, troppi. Dallo specifico da cui son partito cercherò di ampliare lo sguardo all’amore in senso lato.
A questo proposito voglio riportare cosa ha scritto Alessandro D’Avenia qualche tempo fa sul Corriere della Sera, perché lo ritengo adatto ad aiutarmi in questo arduo compito che mi sono prefisso. Egli scrive: “… Senza amore perdiamo lo sguardo simbolico sulle cose, e prevale il ‘cannibalismo’: usiamo tutto e tutti per accrescere noi stessi. L’amore gratuito di Dio invece ci cura e protegge dall’egoismo che porta a impostare le relazioni in modo utilitaristico. Quando il ‘fuoco’ abita nell’uomo, la sua vita, come il roveto, arde, illumina e riscalda senza distruggersi e distruggere. Senza questo amore divino e gratuito è difficile mettere a ‘fuoco’ la parte invisibile della realtà, che però è essenziale per darle un senso pieno. …”
In quest’ottica voglio procedere per affrontare l’argomento “amore” nella nostra vita in tutte le sue sfaccettature: speriamo di riuscisci.
Il fulcro della nostra etica cristiana è il Comandamento dell’amore lasciato da Gesù e che ha un ruolo centrale nel Vangelo. Infatti Esso viene ribadito e declinato più volte e in forme diverse dagli Evangelisti. Questa la versione di Matteo: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ama il prossimo tuo come te stesso.
Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (Matteo 22,37-40). Il testo di Giovanni sul Comandamento dell’amore mi sembra più adeguato al concetto del mio pensiero sull’amore in senso lato che sto provando a descrivere. Egli in linea con un altro passo del Vangelo (“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” 3,16), ribalta la direzione dell’amore dagli uomini verso Dio a Dio verso l’umanità: “Vi do un Comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Giov. 13,3).
Ma l’uomo ha sempre amato il proprio prossimo? Proprio per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere atto dell’enorme dicotomia che esiste nel comportamento dell’umanità.
Da una parte il continuo proliferare delle guerre, gli atti terroristici che uccidono gente inerme, il modo aberrante con cui si ripartiscono i beni della Terra: la più grande fetta a pochi, la restante più piccola a tanti e a troppi niente. Ciò è tutt’altro che manifestazione d’amore.
Dall’altra parte, come reagisce nei casi di crisi: quando c’è bisogno di essere tutti insieme per combattere e vincere le disavventure che periodicamente ci colpiscono, come ci si ritrova uniti ad interpretare l’amore per il prossimo.
Lo abbiamo notato, noi italiani, nell’immediato dopoguerra nel rimboccarci le maniche per la ricostruzione, lo stiamo notando oggi per la lotta al Coronavirus-Covid19. Lo dimostrano bene l’ottima riuscita della raccolta fondi Telethon per la ricerca scientifica e i piccoli e grandi versamenti alla Protezione Civile, il numero sempre crescente di partecipanti al volontariato, la propensione della gente per la donazione di sangue e di organi. Infine, in tutto il periodo della pandemia, i lavoratori che hanno prestato la cura e l’assistenza ai malati con ritmi infaticabili e quelli che hanno assicurato i servizi essenziali per far continuare a tutti noi una vita decente. E tutto questo è sì amore per il prossimo!
Nell’umanità si rispecchia in grande la divisione esistente in ciascuno degli esseri umani tra il bene e il male. Secondo molti pensatori, dai primi filosofi agli autori moderni e contemporanei, bene e male sono i due principi fondamentali che governano la vita umana. La nostra religione cristiana, infatti, identifica il male nel peccato originale e il bene nella redenzione. E’ un classico che il male poi si ammanti del bene (come le guerre che vengono giustificate da buoni motivi), una meschina ipocrisia! Tuttavia è storicamente provato che il male è sempre stata una fase necessaria per percepire il bene, per superare le difficoltà e permettere all’uomo di evolvere e migliorare.
Credo che anche la pandemia Coronavirus Covid-19 che ha colpito drammaticamente il mondo porterà l’umanità a modificare in meglio il modo di vivere: per prima cosa ad avere più amore per gli altri. Inoltre, dal punto di vista pratico abbiamo imparato alcune cose e altre stiamo già imparando.
Per esempio che il patto di stabilità è uno strumento che funziona in certe crisi e che è ostacolo alla soluzione di altre crisi, che gli aiuti di Stato alle imprese in momenti di pericolo (e forse non solo in quelli) sono uno strumento utile, abbiamo imparato che uno Stato che non investe in un sistema pubblico efficace ed efficiente, che sia la sanità, la ricerca, l’istruzione è uno Stato che prima o poi si troverà in difficoltà, abbiamo capito che l’integrazione dei Paesi è necessaria, ma forse va fatta davvero e con altri metodi e strutture.
Di tutto questo si dovrà tenere conto per costruire un mondo nuovo.
Voglio chiudere con un bel pensiero positivo di Albert Camus (Invincibile estate):
“Nel bel mezzo dell’odio ho scoperto in me un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime ho scoperto in me un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos ho scoperto in me un’invincibile tranquillità.
(…) Per quanto il mondo possa colpirmi duramente, c’è qualcosa in
me di più forte, qualcosa di migliore che restituisce i colpi”.