Nel corso della riunione tra la Ministra Roccella, i suoi diretti collaboratori e i componenti del Comitato Media e Minori è emersa la necessità di promuovere una azione di sensibilizzazione, formazione e qualificazione per preparare educatori al passo coi tempi.
Genitori, insegnanti e chi altro può ben indirizzare le nuove generazioni devono calarsi nella realtà contemporanea e conoscere le possibili insidie che l’uso corrente di strumenti elettronici di comunicazione può fertilizzare.
Seminari e corsi dovrebbero essere capillari e coinvolgere la più ampia platea di soggetti che abbiano responsabilità di far crescere i ragazzi di oggi.
Chi nel meeting si aspettava che scattasse una fulminea manovra interministeriale e la previsione di un contingente di “evangelizzatori” pronti a prepararne altri e altri ancora per demoltiplicare lo sforzo, è rimasto deluso.
Nessuno ha pensato che si trattasse di una vera e propria manovra bellica, la prima guerra per sconfiggere l’ignoranza che domina il territorio nazionale (e non solo sul fronte di Internet).
Occorrerebbe trovare le “truppe” identificando chi sa fare cosa e individuando le pedine mancanti, definire l’obiettivo da perseguire evidenziando i passaggi intermedi e la relativa tempistica, predisporre le “munizioni” costituite dal materiale didattico…
Nel mondo del “tutto facile” e sul pianeta dove cinque minuti bastano per risolvere i problemi tecnici non si procede certo così. La fortuna di essere onniscienti o di avere certamente un amico, una sorella o un cognato in grado di andare a segno anche nelle missioni impossibili, lascia solo la residuale preoccupazione del “dove” tenere le lezioni. L’entourage della Ministra Roccella esprime all’unisono “possiamo farlo nei nostri Centri per la Famiglia!!!”.
Mentre è ignoto il cosa e il come farlo, si è convinti che la location (come “altezza, mezza bellezza”) rappresenti un significativo passo in avanti.
Testualmente, “Centri per la Famiglia. A braccia aperte. Sempre” sono hub di opportunità territoriale, luoghi aperti alla comunità, ambienti inclusivi dove incontrare esperti, professionisti pronti ad ascoltarti, riconoscerti e facilitare il tuo accesso ai servizi. Un ambiente dove scoprire le proprie potenzialità e fare rete gli uni con gli altri. Un ponte che unisce le famiglie alla comunità locale favorendo una crescita comune.
Sul sito web istituzionale si legge che sono “punti di riferimento sul territorio per l’intero nucleo familiare, per le coppie, per i genitori e per ogni altro componente, dove ricevere supporto nelle attività quotidiane, nella gestione delle relazioni e del tempo libero”. La larga portata di queste strutture sembra trasparire dall’evanescente espressione “Nei Centri potrete partecipare ad attività formative innovative, implementare capacità e sviluppare potenzialità”.
Non si sa quanti siano complessivamente (l’ultima mappatura documentata è del 2016) me è possibile cercarli sulle pagine del PON Inclusione Famiglia (il Piano Operativo Nazionale finanziato dalla Comunità Europea). Sono certamente in numero inferiore rispetto i plessi scolastici o le parrocchie che potrebbero essere sfruttati per la finalità in questione, ma sfuggirebbero all’ambito di competenza della Ministra Roccella.
Adesso viene il bello. In questi Centri si spiegherebbe a mamme e papà come configurare filtri web e “parental control”. Vista la delicatissima missione di quelle strutture e immaginata (senza sforzi) la drammaticità delle condizioni di vita (o sopravvivenza) di chi vi si rivolge, riesce un pochino difficile che chi ha un giovanissimo figlio tossicodipendente o spacciatore, cleptomane occasionale o ladro matricolato, violento o stupratore, vandalo o piromane, abbia voglia di imparare ad impostare lo smartphone o il pc del proprio enfant terrible.
Se l’obiettivo è evitare abusi carnali da parte di chicchessia (e non solo i minori) forse è il caso di interrompere il pudico silenzio che non ha consentito l’ingresso dell’educazione sessuale nelle scuole, con cui si poteva insegnare il rispetto del corpo proprio e altrui, le dinamiche di relazione, le conseguenze delle violazioni di principi, doveri e diritti fondamentali. Invece – sbigottiti dopo esser stati bigotti – si cerca un colpevole e lo si identifica in un telefonino cui fin dalla più tenera età i piccoli vengono affidati non sapendo come altro intrattenerli…
Nei quartieri degradati, dove la dignità umana è calpestata ogni giorno, lo Stato – latitante cronico e capace di manifestarsi solo in favore di telecamere una volta ogni tanto – si dovrebbe palesare magari arruolando l’inossidabile Aranzulla per rendere semplici le operazioni tecniche?
Increduli, si prova ad immaginare un “parental control” che invece di bloccare la navigazione online riesce a fermare gli istinti ferali. Purtroppo, non c’è, anche se ho appena conosciuto chi in cinque minuti potrebbe realizzarlo…