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CAPTAIN CRUNCH, GLI SCIOCCHI E ARROGANTI, PASSANDO PER LA POLONIA

Andrea Aparo von Flüe di Andrea Aparo von Flüe
01/09/2023
in TECNOLOGIA
CAPTAIN CRUNCH, GLI SCIOCCHI E ARROGANTI, PASSANDO PER LA POLONIA
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TE LO LEGGO IO

Cap’n Crunch, o meglio Captain Crunch.  

Ufficialmente sono cereali per la prima colazione che festeggiano i sessant’anni di presenza sul mercato. Ben conosciuti a generazioni di americani cresciuti mangiandoli con gusto, guardando le avventure del capitano Horatio Magellan Crunch e la sua ciurma di bambini pirati a piedi nudi in indimenticabili cartoni animati pubblicitari.  

Per chi si occupa di sicurezza informatica è una storia ben conosciuta e va raccontata. 

Negli anni 1960 nelle scatole di Captain Crunch, gli affezionati giovani consumatori, trovavano, come regalino, un fischietto. Facile immaginare il grado di irritabilità del genitore di turno costretto a subire ore e ore di fischiate del pargolo o pargola.

Meno facile immaginare l’ancora più elevato grado di irritabilità dei responsabili dei sistemi telefonici dell’epoca.

Il fatto fu che, per pura combinazione, il fischietto dato in omaggio produceva esattamente la frequenza di 2600 hertz.

Dovete sapere che questa era una delle frequenze utilizzate dalle reti telefoniche nei collegamenti a lunga distanza per segnalare la disponibilità della linea. I 2600 Hz erano usati in particolare dalla AT&T ed era una frequenza di servizio, a uso e consumo dell’operatore.

Presentiamo ora John Thomas Draper, passato alla storia con gli pseudonimi Captain Crunch, Crunch o Crunchman. Figura mitica nel mondo digitale, degli hacker e della sicurezza informatica. Fu lui a scoprire cosa si poteva fare con il fischietto della scatola dei cereali. Bastava soffiarci dentro, una volta alzata la cornetta di non importa quale telefono, per potere telefonare ovunque nel mondo, per il tempo che si voleva, a costo zero.  

Il che spiega l’elevato grado di nervosismo dei responsabili dei sistemi telefonici di cui si è accennato poc’anzi. 

In Italia accadde qualcosa di simile, forse ancora più semplice, più o meno negli stessi anni.  

All’epoca il sistema telefonico nazionale si basava ancora su centraline elettromeccaniche. Non usavano frequenze, ma impulsi elettrici. Per telefonare si usavano telefoni con un disco rotante con numeri da 0 a 9. Si infilava l’indice nel foro corrispondente al numero che si voleva comporre, si faceva ruotare il disco fino ad arrivare a una battuta di fine corsa, si toglieva il dito, il disco tornava nella sua posizione a riposo e si era pronti per comporre il numero successivo. Una volta completata la sequenza di cifre corrispondente al numero da chiamare, se la linea era libera, si veniva collegati con l’utente desiderato.  

Ci fu chi scoprì la manovra del “tre selvaggio”… 

Ingredienti: un telefono pubblico a gettone, un gettone, un dito indice e sufficiente capacità di movimento muscolare rapido.

Procedura: infilare il gettone nel telefono pubblico. Attendere segnale di linea libera. Infilare dito indice nel foro corrispondente al numero 3. Con dolcezza ruotare il disco e arrivare a fine corsa. NON TOGLIERE DITO DAL FORO. Fare respiro profondo e quindi riportare il disco alla posizione di riposo cercando di farlo nel modo più rapido possibile. Occorre operare giusto grado di violenza.  

A questo punto, dopo breve pausa di silenzio, i casi erano due. Nel primo il telefono dava segnale di occupato e occorreva ripetere la procedura dopo avere agganciato, recuperato il gettone e reinserito il medesimo.  

Nel secondo, causando grande sorriso e compiacimento nel telefonante, l’apparecchio dava un allegro segnale di linea libera. A questo punto bastava comporre il numero desiderato e si poteva chiamare un qualunque numero nel mondo a costo zero e senza limite di tempo.

A differenza del fischietto di Captain Crunch, c’era una leggera controindicazione. Una volta completata la telefonata, attaccata la cornetta e recuperato il gettone, il telefono era definitivamente fuori uso. La manovra del tre selvaggio non faceva per nulla bene alla centralina. 

Ricordo una precipitosa partenza da paesino in Sardegna, dopo aver messo fuori uso tutti i telefoni pubblici della ridente località, quando fu chiaro che gli indigeni nutrivano pesanti sospetti…

L’attività di pirataggio e manipolazione non autorizzata dei sistemi telefonici, finalizzata a usare e non pagare, ha il nome tecnico di “phone phreaking” e nei primi anni 1970 calamitava l’attenzione e gli sforzi dei giovinastri interessati alla tecnologia e all’elettronica.  

Fra loro, i due non meglio identificati, all’epoca, Steve Jobs e Steve Wozniak. Leggendo una rivista specializzata apprendono delle gesta di Captain Crunch. Affascinati da cotanto racconto, decidono di costruire anche loro un “bluebox”, scatolotto capace di produrre frequenze pure per generare i toni utilizzati dal sistema telefonico per gestire le chiamate. Con un blue box si telefona gratis, non si fa vedere da dove si chiama, si possono anche ascoltare le telefonate degli altri.

Jobs e Wozniak acquistano una scatola di montaggio e assemblano il loro primo blue box. Visto il successo lo fanno anche per i loro amici e conoscenti. Finisce com’è logico che finisca. Nel 1973 vengono arrestati, condannati per reato minore e multati di 500 dollari. Ciascuno.

Così fu che lasciarono perdere (per un po’…) la telefonia e si concentrarono sulla loro appena fondata aziendina di elettronica conosciuta come Apple Computer.

Queste storie hanno elementi in comune: l’importanza di essere creativi e innovativi; conoscere la tecnologia e le sue possibili applicazioni; scarsi investimenti economici in conto capitale; minime se non nulle risorse materiali.

Soprattutto hanno in comune il ricorso a un grande capitale di intelligenza.

Non che le cose siano cambiate così tanto. Come in passato, per mettere in crisi i sistemi oggi in uso non serve forza bruta o la disponibilità di macchine e sistemi particolarmente cari e raffinati.

Se si è sufficientemente brillanti a individuarne le tante vulnerabilità, metterli a terra è un gioco.

Quanto successo in Polonia, un paio di giorni fa, già oggetto del corrosivo corsivo di Umberto Rapetto, è dimostrazione di quanto appena affermato.

Il conflitto fra Ucraina e Russia dura da ormai un decennio e in questi anni gli hacker russi, considerati raffinati professionisti, hanno inventato o utilizzato tecniche fra le più sofisticate mai viste per invalidare le reti ucraine, disturbare o bloccare le comunicazioni satellitari e persino provocare blackout per togliere la corrente elettrica a centinaia di migliaia di civili impotenti.

Spendendo grandi quantità di tempo e denaro.

I non ancora individuati sabotatori che hanno bloccato una ventina di treni merci e passeggeri, quindi di conseguenza il sistema ferroviario polacco –infrastruttura strategica e indispensabile alla NATO per dare sostegno dell’Ucraina e per rafforzare la difesa della Polonia contro un’invasione russa– lo hanno fatto in modo molto, molto più semplice. Hanno seguito le orme e gli insegnamenti di Captain Crunch.

Al punto che non li si può qualificare come pirati informatici. Non hanno fatto ricorso a tecnologie digitali. Hanno usato la cara e vecchia radio analogica, quella di Marconi per intenderci. Hanno trasmesso un segnale radio che attiva la funzione di arresto di emergenza dei treni.  

Per aggiungere beffa al danno, i sabotatori hanno intervallato i comandi utilizzati per fermare i treni con l’inno nazionale russo e parti di un discorso del presidente Vladimir Putin. Viene il dubbio che stiano semplicemente giocando. Un gioco molto pericoloso per sé e per gli altri.

Niente cyber dunque. Semplici comandi di “radio-stop” inviati in radiofrequenza ai convogli ferroviari presi di mira. Treni che utilizzano un sistema radio privo di crittografia o di sistemi di autenticazione.

Bastano 30 euro di apparecchiature radio, acquistabili ovunque, inviare una sequenza di tre toni acustici con frequenza di 150,100 megahertz per attivare la funzione arresto di emergenza.

Almeno serviranno grandi competenze e risorse per conoscere la frequenza esatta per comandare l’arresto? Domanda legittima.

Niente affatto. I diversi standard tecnici dei treni nell’Unione europea, compreso il comando di arresto radio utilizzato nel sistema polacco, sono elencati in documento disponibile all’indirizzo… trovatelo da soli. Si insegna a pescare, non si regalano pesci.

Insomma, le frequenze sono note. I toni sono noti. L’attrezzatura è economica. L’unico vero limite di questa tipologia di sabotaggio è che occorre trasmettere essendo relativamente vicini ai treni bersaglio. Fra il centinaio di metri e il chilometro, a seconda della potenza delle apparecchiature radio utilizzate. Rischio di essere scoperti: molto basso. Sono attrezzature leggere, basta essere seduti in macchina e il gioco è fatto.

Fatto il danno, subita la beffa, ci si sveglia. L’agenzia nazionale dei trasporti polacca ha dichiarato la sua intenzione di aggiornare i sistemi ferroviari del paese entro il 2025 per utilizzare quasi esclusivamente radio cellulari GSM, che dispongono di crittografia e autenticazione. Cosa accadrà da oggi al 2025 non è dato di sapere.

Le conseguenze dell’attacco, a parte grossi lividi all’ego dei responsabili coinvolti, sono state minime. Nessuna minaccia per i passeggeri o le merci, nessun ferito o danni.

L’attacco al sistema ferroviario polacco deve ricordare a tutti che non esistono tecnologie obsolete. Nessuna tecnologia, mai, ha del tutto eliminato quella precedente che ha sostituito. Le tecnologie si stratificano e quelle antiche sono solo apparentemente non più in uso. Sono ancora presenti, funzionano sempre, se si sa dove sono e come farle funzionare.  

Quanti sono gli attuali responsabili di sistema che sanno del protocollo Gopher, piccolo roditore che scava gallerie nel sottosuolo dei mondi informatici, o di Veronica (Very Easy Rodent-Oriented Net-wide Index to Computer Archives), trisavola dei motori di ricerca?

Telnet ricorda qualcosa? Vero che è puro antiquariato digitale, visto che è stato sviluppato nel 1969, ma poiché è un protocollo che fornisce un’interfaccia a riga di comando per la comunicazione con dispositivi o server remoti, che consente la loro gestione remota, ma anche la loro configurazione iniziale, sicuri che non sia presente da qualche parte, nelle cantine dei sistemi oggi in uso?

Meglio accertarsene, perché di danni se ne possono subire parecchi.

Opportuno ricordarlo. Non esistono pirati informatici particolarmente furbi, ma sono troppi i responsabili informatici che, senza preoccuparsi di scoprire cosa nascondono i sotterranei dei loro sistemi digitali, si interessano solo alle ultime novità e considerano gli antichi protocolli e le tecnologie analogiche, come la radio, solo materiale da mandare in discarica.

Dimostrando di essere sciocchi e arroganti.

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Andrea Aparo von Flüe

Andrea Aparo von Flüe

Padre italiano, madre svizzera-tedesca. Lunghi periodi all’estero fra Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone. Scuole primarie svizzere e irlandesi; scuola secondaria in Francia e in Italia. Il risultato è un’ottima conoscenza del francese, inglese e del dialetto svizzero tedesco; buona del tedesco, elementare del giapponese e la capacità di muovermi da “indigeno” in contesti culturali diversi. Nel gennaio del 1978 mi hanno laureato dottore in fisica “summa cum laude” discutendo una tesi sperimentale sulla dinamica di caduta dei chicchi di grandine, sviluppata lavorando come ricercatore presso l’Ufficio Centrale di Ecologia e Meteorologia Agraria del Ministero Agricoltura e Foreste, per conto del quale ho lavorato nei periodi estivi dal 1977 al 1979 come membro del Gruppo italiano che partecipava alla ricerca internazionale Grossversuch IV (Politecnico di Zurigo, Università di Montpellier e Grenoble, Ricercatori dell’URSS). Dopo essere risultato primo su quattrocento candidati, nel 1979, sono stato assunto, con la qualifica di Ricercatore, all’Ufficio Europeo Brevetti dell’Aja (NL), da cui mi sono dimesso a causa dello scarso interesse del lavoro e dello stipendio eccessivo. Tornato in Italia, nel 1979, mentre ero docente di Meteorologia all’IT Aeronautico “Francesco de Pinedo”, sono stato chiamato dal Prof. Umberto Colombo a lavorare come consulente al CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, di cui egli era Presidente. In tale veste ho curato prima studi sul contenuto energetico di centrali nucleari e convenzionali, poi sono stato responsabile di diverse “task forces” per la definizione e avvio di attività connesse alla diffusione di nuove tecnologie: coordinamento del Gruppo di lavoro per la documentazione e l’informazione, automazione delle biblioteche geograficamente diffuse del CNEN, creazione di un servizio di “business graphics” computerizzata, avvio delle iniziative di Office Automation, automazione integrata della Presidenza e Direzione Generale. Nel 1981 sono entrato negli organici dell’ENEA, (ex CNEN) come collaboratore Tecnico Professionale alla Direzione Centrale Relazioni Esterne per poi passare alla Direzione Centrale Studi e ho iniziato la mia attività di Assistente del Presidente. Dal giugno del 1982 al maggio del 1983, su invito del Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Computer Science, mi sono trasferito a Cambridge (USA) per lavorare come Visiting Scientist, membro dell’Office Automation Group. In tale sede ho approfondito gli aspetti del management dei processi d’innovazione tecnologica e ho avuto responsabilità di conduzione del gruppo di ricerca, non ché di Thesis Advisor. Dal luglio 1983 all’aprile 1987 ho fatto parte della Direzione Centrale INFO dell’ENEA come responsabile dei progetti di automazione di ufficio. Continuando l’attività di Assistente del Presidente, ho avuto responsabilità dei progetti di diffusione dell’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, analizzando una serie di potenziali “start up”. Nel 1984 ho curato la pubblicazione di uno studio sui mestieri e le professioni degli anni ’90, mettendo a frutto le conoscenze, acquisite nel corso degli anni, di economia, management e di diverse nuove tecnologie: informatica e telematica, nuove energie, nuovi materiali, biotecnologie, innovazioni di processo (laser, robotica, FMS, CAD-CAM, ecc.) per citare le principali. Con la fine del 1985 ho ideato, gestito e completato il progetto di automazione integrata degli uffici della Presidenza e della Direzione generale dell’ENEA, che ha visto la radicale trasformazione delle modalità di lavoro di tutto il personale segretariale, tecnico e dirigenziale dei suddetti uffici. Nel corso del 1986, su invito del governo giapponese (MITI-JETRO), ho passato un mese di studio in Giappone visitando numerose imprese giapponesi e avendo intensi confronti di idee con esponenti governativi e della cultura nipponica. A partire da quella data mi sono occupato in modo continuativo del Giappone, intessendo una fitta rete di conoscenze personali e professionali con esponenti nipponici del mondo del Business e di quello accademico. A fine 1986, ho voluto sviluppare un’esperienza di lavoro nell’industria privata. Sono entrato alla Fiat S.p.A. a Torino dove ho lavorato dal 1986 al 1988 nella Direzione Studi Economici e Analisi Strategiche per passare nel 1989 alle dirette dipendenze del Direttore dell’Ente Sviluppo, Coordinamento e Controllo, in qualità di Vice-Direttore responsabile dei Progetti Speciali (Business Development). Dal febbraio 1990 sono stato in forza alla Fiat Auto. Fino al giugno 1991 ho avuto la responsabilità dei rapporti con le istituzioni internazionali nell’ambito della Direzione Centrale Sviluppo, Coordinamento e Controllo. I miei compiti comprendevano la manutenzione e implementazione di una rete di contatti internazionali finalizzata al monitoraggio degli sviluppi tecnologici e delle strategie dei partners e dei competitori. Partecipavo e/o definivo progetti speciali su temi inerenti il management dei processi di innovazione e di cambiamento, nonché di team dedicati a progetti di M&A. Dal giugno 1991 al marzo 1993 nella Direzione Ambiente e Politiche Industriali, responsabile del coordinamento del piano Qualità Totale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato. Dopo essere stato responsabile delle attività di Relazioni Internazionali nell’ambito della Direzione Ambiente e Politiche industriali, a partire dal 1995 sono responsabile degli Scenari Ambientali. Ho ideato e gestito per conto della Fiat Auto Spa i progetti speciali inerenti all’introduzione e uso delle tecnologie della realtà Virtuale e di Internet. Nel 1995 ho coordinato la presentazione (prima mondiale) di due nuovi modelli di vetture (Bravo e Brava) sul World Wide Web in contemporanea con il lancio nel mondo “reale”, continuando a seguire lo sviluppo e le strategie di presenza dei marchi Fiat Auto (Alfa Romeo, Lancia e Fiat) sul World Wide Web (www.alfaromeo.com; www.lancia.com; www.fiat.com); ho poi contribuito ad avviare le attività di uso delle tecnologie della Rete nelle Direzioni Progettazione, Acquisti, Commerciale, Amministrazione e Controllo. Ho sviluppato una conoscenza approfondita su tecnologie, strategie e modalità di comunicazione avvalendosi di sistemi multimediali, ideando e partecipando, nel 1994, alla costituzione, avvio e gestione della com.e srl di Roma, Multimedia Agency, leader nel suo settore di attività (www.com-e.com) che comprende il Web Content, Strategie per Alta Direzione, Formazione e Addestramento. Dal giugno 1998, dopo avere lasciato il gruppo FIAT, responsabile del progetto Trustees21 presso il World Economic Forum, a Ginevra, Svizzera. Nell’aprile 1999 ho accettato l’offerta del Sindaco della Città di Barletta, Dott. Francesco Salerno, di rivestire il ruolo di Direttore Generale/City Manager della Città di Barletta, nonché dirigente responsabile del personale e del settore informatica e telecomunicazioni del Comune. Ho gestito un’organizzazione di 450 persone, di cui 12 dirigenti in reporting diretto. A fine dicembre 1999, la modifica sostanziale della composizione della giunta della Città ha causato la conclusione del mio mandato, così da evitare le dimissioni del Sindaco. Dal febbraio 2000 a luglio 2001, ho operato in qualità di Assistente del Prof. Ferrante Pierantoni, Componente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana. A partire dall’ottobre del 2001 svolgo attività di consulenza strategica per l’alta direzione, con particolare attenzione alle tematiche della sicurezza informatica e fisica. Sono stato Amministratore Delegato della società di consulenza Alef Consulting srl , da me fondata nel 1997, con cui ho svolto fino al dicembre 2013 attività di consulenza e formazione. Fino a luglio 2001 sono stato Senior Consultant e membro del consiglio di amministrazione della com.e srl, società attiva nel mondo di Internet, da me fondata con due soci nel 1994. Nel gennaio 2000 ho contribuito alla partenza della società If, Interface Factory srl, esperta d’interfacce avanzate di Rete, di cui sono presidente. Dal gennaio 2001 al mese di ottobre 2002 sono stato Responsabile delle Strategie della Multimoda Network spa, gruppo industriale del settore Moda, a MIlano. Dal novembre 2002 al Gennaio 2003 sono Chief Scientific Advisor per il Gruppo Finmeccanica spa, a Roma. A partire dal Gennaio 2003 sono entrato in organico come Group Scientific Advisor e V.P. responsabile della Technology Intelligence di Gruppo. In tale veste mi sono occupato di progetti speciali, coordinamento di attività fra aziende del Gruppo, facilitato il completamento di progetti di sviluppo prodotto, ideato e partecipato alla gestione del Premio Innovazione di Gruppo, avviato e gestito contenzioso legale, e sua soluzione positiva per Finmeccanica, con maggiore fabbricante automobilistico USA. Ho co-ideato e portato al successo il cosiddetto Project Zero della Agusta Westland, il primo velivolo a decollo verticale realmente innovativo dalla definizione dell’elicottero (vedere su Google Project zero AW). Assisto e interagisco con esponenti del mondo dell’arte per individuare soluzioni tecnologiche per la realizzazione di artefatti e opere. Ad esempio, componendo un gruppo di esperti provenienti dalle aziende del Gruppo Finmeccanica, abbiamo consentito al Maestro Maurizio Mochetti a realizzare la sua opera, installazione fissa al MAXXI di Roma, partecipando alla definizione delle soluzioni tecnologiche necessarie. A partire da Febbraio 2012 fino al dicembre 2014 sono in organico ad Ansaldo Energia spa, a Genova, come Senior Advisor R&D dell’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Zampini. Dal luglio 2012 al giugno 2013 sono membro del Consiglio di Amministrazione della PROTER srl a Terni, azienda attiva nella chimica di quarta generazione. . Dal Marzo 2015 socio fondatore di GoTo10 srl in Milano, attiva nel settore educazione e formazione, in particolare sulle tematiche relative all’insegnamento del pensiero computazionale. Dal settembre 2015 a giugno 2017 Amministratore Delegato di ProTer srl in Terni, società di ricerca e sviluppo attiva nel settore della chimica di IV generazione e della chimica verde. Da luglio 2017 a Novembre 2020, Chief Operating Officer e Vice Principal della JPED Academy a Pechino, distretto di Changping. Le mie attività comprendono essere responsabile operativo, vice-preside, direttore degli Studi, e docente STEAM di una nuova High School internazionale in lingua inglese, basata sul curriculum studiorum USA per studenti di nazionalità cinese. Rientrato in Italia a inizio novembre 2020, lavoro dal dicembre dello stesso anno, fino al novembre 2022, per la Geminiani srl, azienda specializzata nel campo dei motori per applicazioni industriali e in sistemi innovativi di gestione dell’energia elettrica in qualità di Senior Advisor per la R&D. Dal gennaio 2023, insieme a Michael Lenton, gia Amministratore Delegato di Fimeccanica Australia (oggi Leonardo Australia) con cui si è lavorato per molti anni in Finmeccanica, abbiamo avviato The Advisory, International Strategic Consulting, società di consulenza internazionale, attiva in particolare in Italia e Australia. Ci occupiamo di aziende e prodotti ad alta tecnologia, fornendo consulenza strategica, gestionale e legale. Inoltre, dal 1994, sono Professore a contratto di Strategie Aziendali, presso la Scuola di Specializzazione in Ricerca Operativa e Teoria delle Decisioni, Dipartimento di Statistica, Università “La Sapienza”, Roma. Dal febbraio 2000 al Settembre 2006 sono co-ideatore, Docente e Assistant Director del MiNE, Master in the Network Economy presso l’Università Cattolica di Piacenza. Dall’anno accademico 2001-2002 fino al settembre 2014 insegno strategie di comunicazione al Politecnico di Milano, Master in Design della Comunicazione, Dipartimento di Architettura, fiancheggiando il Prof. Paolo Ciuccarelli, titolare del corso di Metaprogetto. I miei punti di forza risiedono nella capacità di comprensione di Scienza e Tecnologia e di diversi aspetti delle discipline umanistiche, in particolari arti visive, e dunque capacità di sintesi fra queste, management e strategia; nella facilità di definire e fare crescere rapporti e relazioni interpersonali; in una lunga esperienza di relazioni internazionali a scala globale; in una non comune capacità di comunicazione, divulgazione e insegnamento. Mi viene riconosciuta capacità di leadership e di motivazione di team operativi interdisciplinari e internazionali. Nel corso degli anni ho seguito un notevole numero di corsi di specializzazione e seminari; ho pubblicato un gran numero di articoli scientifici, anche a carattere divulgativo su quotidiani e riviste specializzate. Anche qualche libro: da citare il primo testo in italiano che parlava del World Wide Web e zone limitrofe: “Il Libero delle reti, edizioni ADN Kroos.. Da oltre un decennio svolgo attività di consulente sui temi della strategia e dell’innovazione tecnologica. Sono stato membro di diversi Comitati e Gruppi di lavoro governativi e presso la CEE. Ho fatto parte del Comitato Scientifico della rivista “Scienza e Dossier” e titolare della rubrica “Il Nuovo” sviluppata su temi innovativi di Scienza e Tecnologia. Sono stato titolare di rubrica fissa sulle riviste “L’Europeo”, Next”, “Ceramicanda” e “Netforum”. Collaboro saltuariamente con molte altre testate. Blogger per il Fatto Quotidiano, Infosec News e Giano News. Ho avuto diverse esperienze didattiche, in Italia e all’estero, anche a carattere continuativo; ho tenuto un elevato numero di conferenze e seminari in Italia e all’estero per enti governativi, università e aziende private. Nel Marzo del 1990 sono stato chiamato dal rettore Prof. Mel Horwitch a far parte dello Scientific Advisory Board del Theseus Institute, Business School specializzata in Strategie dei Sistemi di Informazione e delle Reti, localizzata nel parco scientifico europeo di Sophia Antipolis, nel sud della Francia. Altre info disponibili su Google. Dimenticavo: due figli, due ex-mogli e Silvana da poco mi ha detto sì. Per concludere, ce n’è abbastanza da “scassare i cabasisi” a molti…

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