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ONCE WERE WARRIORS

Marco Flavio Michele Vismara di Marco Flavio Michele Vismara
05/08/2023
in TECNOLOGIA
ONCE WERE WARRIORS
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TE LO LEGGO IO

Venticinque anni fa, Apple era un’azienda molto diversa da quella che conosciamo oggi. In quel periodo, dopo i successi della sua linea 8-bit e il lancio del Macintosh, la casa di Cupertino si trovava coinvolta in una feroce guerra contro il suo acerrimo nemico dell’epoca: la International Business Machines, meglio nota come IBM.

Oggi vi racconto una storia che sembra essere andata perduta tra le pieghe del tempo, ma che ha un legame con la nostra nazione e la sua posizione nel panorama globale. Questa è la storia di come un gruppo di capitani d’industria italiani hanno provato a sfidare un’azienda il cui valore oggi si aggira intorno ai 3 trilioni di USD, ma che all’epoca valeva “solo” 5 miliardi di USD.

Per comprendere meglio, mettiamo in scena i protagonisti di questa vicenda: alla base di tutto c’è un grande uomo d’affari italiano: Marco Landi, che in passato aveva ricoperto i ruoli di Direttore Operativo e successivamente Presidente di Apple, prima di fare ritorno in Italia per entrare nel Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia. In quegli anni, un giovane Francesco “FDK” De Leo – il golden boy dell’alta tecnologia italiana – ricopriva il ruolo di Direttore Generale di Telecom Italia, mentre il Presidente Gian Mario Rossignolo veniva definito “very powerful executive chairman” dal Financial Times. Per dare ulteriore contesto, nel settembre del 1985, Steve Jobs aveva lasciato Apple e, dopo aver fondato Pixar e NeXT, nel 1998 era appena tornato nell’azienda di Cupertino.

Nel 1998, Telecom Italia era al culmine del suo successo: era la sesta azienda telefonica al mondo per vendite, valutata cento miliardi di USD, con un indebitamento ridotto e partecipazioni in diverse aziende tecnologiche sparse nel mondo. Impiegava oltre 120.000 persone.

D’altra parte, Apple era al punto più basso della sua storia: dopo i trionfi dell’epoca “d’oro” con la serie 8-bit di Apple //, nel 1984 lanciò il primo Macintosh basato sui processori Motorola. Nel 1985, Jobs lasciò l’azienda da lui fondata nelle mani dell’ex CEO di Pepsi Cola. Successivamente, si ebbe una svolta con l’introdu zione di PowerPC, un’architettura di microprocessori RISC rivoluzionaria per l’epoca creata nel 1991. Tuttavia, i costi elevati, l’assenza dei prodotti Microsoft sulla piattaforma Apple e il successo delle soluzioni “wintel” con Windows 3.x, seguito da Windows 95/98/Me, stavano determinando il declino dell’azienda.

Nel 1997, a poche settimane dal fallimento, Apple acquistò NeXT per risolvere la questione del sistema operativo e riportare Jobs in azienda. Nel luglio del 1997, Jobs orchestrò un colpo di mano nel Consiglio di Amministrazione dell’azienda da lui stesso fondata, che portò alle dimissioni di Gil Amelio, il CEO responsabile del crollo delle azioni ai minimi storici degli ultimi tre anni e a perdite finanziarie paralizzanti.

Jobs riuscì a convincere Microsoft a investire 150 milioni di dollari in Apple e a continuare a sviluppare software per Macintosh. Ma la mossa più vincente fu probabilmente il lancio di un computer rivoluzionario: l’iMac.

In questo incrocio tra le due storie, si verifica l’evento di cui desidero parlarvi. Landi, come riportato nella sua biografia, organizzò un incontro in Telecom. Il presidente Rossignolo lungimirantemente coglieva la genialità del progetto e si metteva all’opera, commissionando a De Leo la preparazione di un pitch. FDK si impegnò a fondo, arrivando a redigere una dettagliatissima proposta per l’acquisizione di Apple Computer da parte di Telecom Italia.

La squadra italiana giunse a Cupertino e presentò il suo progetto all’azienda della mela. Dopo una lunga trattativa, Jobs, forse bluffando, rifiutò la proposta degli italiani, affermando di aver già raggiunto un accordo con altri interlocutori.

Questa storia ci parla di un mondo che probabilmente è ormai passato, in cui il nostro paese aveva un ruolo di rilievo nel panorama tecnologico globale e poteva ambire a primeggiare nel capitalismo mondiale grazie a proposte audaci e visionarie.

Oggi, di Telecom Italia è rimasta un’azienda appesantita dai debiti e dai licenziamenti. Tuttavia, proprio per questo motivo, è importante ricordare le vicende di quell’epoca d’oro, per trovare ispirazione e fiducia e tornare a competere ai massimi livelli.

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Marco Flavio Michele Vismara

Marco Flavio Michele Vismara

Marco Flavio Michele Vismara, oltre ad abbondare anagraficamente, è medico specialista e dottore di ricerca in Genetica Medica. Nato a Roma nel 1981, si è laureato al Campus Bio-Medico, addottorato alla Sapienza e specializzato a Tor Vergata, tutte a Roma. Per completare gli studi, è andato all’Istituto di biologia molecolare dell’Università di Zurigo a preparare la sua Tesi e… è rimasto a vivere lì con Chiara, la sua paziente (non in senso clinico) compagna. Dopo un tirocinio alla Radboud University di Nimega (NL), ha conseguito il Diplôme inter-universitaire “Cytogénétique classique et moléculaire” all’Université Paris Descartes. Perfezionatosi “soggiornando” anche alla Rutgers University negli Stati Uniti e al Landspìtali di Reykjavik, in Islanda, collabora con l’Università di Catanzaro come Cultore della materia e, come docente e vicedirettore, con la Summer School di citogenetica organizzata dalla Società Europea di Genetica Umana (ESHG) e dall’Associazione Europea dei Citogenetisti (ECA) che si tiene a Goldrain (BZ). Tra i soci fondatori della Società Nigeriana di Genetica Umana (NiSHG.org), è affascinato dalle sfide futuristiche della medicina moderna soprattutto nel campo delle malattie rare, dell’oncologia e, più in generale, della medicina traslazionale, trovando – fra l’altro – modo di riflettere criticamente anche sulle ricadute delle nuove tecnologie hanno sulle nostre vite. E’ autore di un brevetto e di vari lavori scientifici, tra pubblicazioni peer reviewed e contributi a congressi. Al momento sta lavorando a un progetto internazionale di start up nel campo med-tech.

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