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INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO: L’ULTIMO DELITTO DELLA DECOSTRUZIONE

Ferdinando Scala di Ferdinando Scala
10/07/2023
in CITTADINI E MINORI
INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO: L’ULTIMO DELITTO DELLA DECOSTRUZIONE
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Indiana Jones, l’iconico archeologo e cacciatore di tesori, è tornato sul grande schermo con Indiana Jones e il quadrante del destino. Il tanto atteso ritorno del personaggio che ha affascinato il pubblico per decenni si è tuttavia rivelato una delusione travolgente. Il film, diretto da uno Steven Spielberg ormai lontano dai fasti passati, si perde in una trama confusa e cliché, lasciando gli spettatori con l’amaro in bocca.

Uno dei principali difetti del film è il suo script scadente. La trama si sviluppa in maniera prevedibile e manca di originalità. La storia segue il solito schema degli altri film della serie, con Indy che parte alla ricerca di un oggetto prezioso – il Quadrante di Archimede – per sventare i piani di una forza malvagia. Questa formula, che in passato ha funzionato, risulta stantia e priva di freschezza in questo nuovo capitolo.

Nonostante il carisma indiscutibile di Harrison Ford nel ruolo di Indiana Jones, il personaggio perde in questo film tutte le caratteristiche che lo hanno reso un mito a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. L’ombra di sé stesso, un vecchio professore divorziato e depresso che aspetta solo di morire, Indy è gratificato dagli autori da battute poco ispirate e una mancanza di coinvolgimento emotivo nelle situazioni più critiche. Gli altri personaggi presenti nella pellicola sono altrettanto piatti e privi di qualsiasi carisma. Non si crea alcun legame emotivo con loro, rendendo difficile per lo spettatore provare interesse per le loro avventure.

Il personaggio peggiore è senza dubbio quello di Helena Shaw, la giovane archeologa che nei desideri perversi di Kathleen Kennedy – già portaborse senza talento di George Lucas, assurta alla presidenza della Lucasfilm – avrebbe dovuto sostituire Harrison Ford nel ruolo di nuovo Indiana Jones. Phoebe Waller-Bridge, fallisce miserabilmente nel compito di interpretarla, nella stessa maniera imbarazzante con cui Daisy Ridley ha fallito nel sostituire Mark Hamill come nuovo rappresentante degli Skywalker nella saga di Star Wars.

La sua performance risulta forzata, poco convincente e fuori posto nel contesto del film, fallendo nel trovare il giusto equilibrio tra il tono avventuroso della pellicola e il suo stile comico. Lo spettatore in cerca dell’adrenalina e delle gag che hanno sempre caratterizzato la saga rimane infatti indifferente o, peggio ancora, imbarazzato.

in buona sostanza, l’ulteriore infame tentativo di Disney e Lucasfilm di far evolvere saghe acclamate attraverso la decostruzione dei loro personaggi più rappresentativi, e la loro sostituzione con nuovi eroi più allineati a quelli che nella percezione dell’odierna Hollywood sono le audience moderne, è un clamoroso quanto atteso flop.

Nonostante l’enorme attesa e l’immensa base di fan che circonda la serie di Indiana Jones, il film ha infatti fallito nel catturare l’interesse del pubblico e ha ottenuto risultati deludenti al botteghino nelle prime due settimane di programmazione. La situazione non sembra essere destinata a migliorare, data l’uscita nel weekend dell’ultimo capitolo di Mission impossible. Tom Cruise, reduce dall’immenso successo planetario di Top Gun: Maverick, difficilmente fallirà nel far compiere alla sua pluridecennale saga d’azione un ulteriore passo avanti nel cuore del pubblico.

Indiana Jones il quadrante del destino, costato circa 300 milioni di dollari, e gravato da oltre 400 milioni di spese di marketing promette di essere uno dei disastri finanziari più memorabili della storia del cinema. Ciò che rimane ancora stupefacente è come Kathleen Kennedy rimanga tuttora alla testa della Lucasfilms, dopo che la sua dissennata strategia decostruttiva – incomprensibile a questo punto, se non ad uno psicologo professionista – ha causato la distruzione negli ultimi anni del valore di saghe iconiche che costituivano brand di incomparabile forza e asset finanziari fondamentali per la compagnia.

L’uccisione di Indiana Jones, comunque, dovrebbe essere l’ultimo capitolo della sua disgraziata storia come CEO di una delle maggiori aziende di intrattenimento a livello globale. Per citare Tyrion Lannister, il potere risiede dove gli uomini credono che risieda, e la credibilità del suo potere scricchiola ormai da ogni punto di vista.

Rimanendo nell’ambito dei grandi film girati da Steven Spielberg, l’immagine che viene in mente è quella della Kennedy che nuota nell’acqua alta della sua incompetenza, mentre in sottofondo sale di volume la familiare, iconica ed inquietante musica de Lo Squalo.

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Ferdinando Scala

Ferdinando Scala

Ex allievo della prestigiosa Scuola Militare Nunziatella, si è laureato con lode in Scienze Biologiche nel 1995 presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi sul recupero post- incendio della vegetazione mediterranea. Nel 1996 ha svolto il tirocinio post lauream presso il CNR-ISPAIM di Ercolano, svolgendo attività di ricerca nel campo delle applicazioni del telerilevamento aereo alla cartografia ambientale. Vincitore di borsa di ricerca dell’Università di Napoli, nel 1997 si è trasferito a Montpellier (Francia), come Research Fellow presso il Centre d’Ecologie Fonctionnelle et Evolutive del CNRS. In questo periodo ha lavorato con la European Community e con l’Agenzia Spaziale Europea sull’uso delle serie multi-temporali di immagini da satellite per il monitoraggio della desertificazione in Mediterraneo (progetti DEMON II ed ENVISAT). Contemporaneamente, ha svolto attività di ricerca su immagini multispettrali da aereo per la determinazione degli stress ambientali di vegetazione e suolo in collaborazione con il Deutsches Zentrum fur Luft- und Raumfahrt di Wessling (progetto DAIS 97). Rientrato in Italia, è stato co-autore dell’Official Position Whitebook dell’Agenzia Italiana per l’Ambiente alle Nazioni Unite in tema di desertificazione. Lasciata la carriera scientifica, dal 1998 al 2009 ha ricoperto posizioni a crescente responsabilità in area Marketing & Sales per le multinazionali farmaceutiche Abbott, Menarini, Takeda, Serono, Bristol-Myers Squibb, sia in campo nazionale, che internazionale. Nel 2009 si è trasferito a Dublino, dove ha ricoperto la posizione di CRM Manager presso Allergan. Rientrato nuovamente in Italia nel 2010, è transitato in consulenza presso il Publicis Groupe, occupandosi di strategia internazionale in area Healthcare, e svolgendo incarichi in USA, Europa, Middle East e Far East. Attualmente è Strategy Director per Healthware International, con focus sul mercato Global. Esperto di Strategia digitale e Digital Health, è giudice dei Web Health Awards dal 2011. Nel decennio 2013-2023 è stato docente di Marketing & Management Farmaceutico presso la Alma Laboris Business School di Roma. Partecipa regolarmente come relatore ad eventi e congressi medici come esperto di comunicazione digitale in area healthcare. Autore di numerose pubblicazioni in Ecologia, Remote Sensing, Medicina, Digital su magazines e riviste peer-reviewed. Appassionato Editor di Wikipedia, ha fornito oltre 23.000 contributi. Storico militare, ha pubblicato sei volumi monografici, focalizzandosi sulla prima metà del Novecento. Giornalista pubblicista, è iscritto all’Ordine Regionale della Campania dal 2022.

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