Negli ultimi due mesi Amazon ha sborsato 3,9 miliardi di dollari per comprare OneMedical e 1,7 miliardi di dollari per iRobot. Come si può intuire la prima azienda opera nel settore medicale, la seconda nella robotica, in particolare è l’azienda che produce Roomba, l’aspirapolvere domestico robotizzato.
La notizia è passata quasi inosservata e viene il sospetto che la funzione relazioni esterne di Amazon abbia operato, con grande efficacia, per distogliere l’attenzione da queste due recenti acquisizioni. Vero che la discrezione, nel mondo degli affari, paga sempre, ma in questo caso c’è dell’altro, forse.
Merita approfondimento.
One Medical, pagando un abbonamento annuale di 199 dollari, colma la distanza che intercorre fra l’inefficiente sistema di assistenza sanitaria pubblica statunitense e il bisogno dei singoli di assicurazione sanitaria di qualità (e alto costo). Fornisce, a chi sottoscrive, un insieme di risorse, inclusa una app per cellulare, per accedere, sette giorni su sette, 24 ore al giorno, all’assistenza medica virtuale.
Sono anni che Amazon sta espandendo la propria presenza nel settore sanitario. Nel 2018 ha comprato PillPack, poi ribattezzata Amazon Pharmacy.
Nel 2020 ha introdotto Amazon Care, che connette i pazienti con un ampio insieme di servizi digitali per la salute e l’assistenza di base.
Nulla di nuovo. La sua strategia non è cambiata negli anni. Amazon è nata come innocua libreria virtuale. Passo dopo passo ha assorbito i suoi competitori, ovvero chi vendeva libri.
One Medical era un competitore di Amazon. Quindi da comprare.
Pagandola cara. One Medical ha dichiarato, per il primo trimestre 2022, un fatturato di 250 milioni di dollari. I dati 2021 sono di sicuro interesse. 64 per cento di aumento del fatturato rispetto all’anno precedente: 623 milioni di dollari rispetto ai 380,2 del 2021. Gli abbonati crescono del 34 per cento, raggiungendo il numero di 736mila. Però l’EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization), utili prima degli interessi, delle imposte, delle svalutazioni e degli ammortamenti, conosciuto anche come Margine operativo lordo, debitamente rettificato dalle componenti di natura straordinaria (i non ricorrenti), è negativo per circa 130 milioni di dollari.
One Medical, perde denaro. Almeno per ora. Allora, perché spendere così tanto?
Per i dati.
Amazon sa molte cose dei suoi clienti. Ogni volta che andiamo a cercare, o compriamo, qualcosa sul suo sito, Amazon raccoglie tutte le azioni che svolgiamo e ne ricava dati. Tanti dati. Sa cosa cerchiamo, cosa desideriamo, cosa acquistiamo per noi stessi, o per i familiari, magari per gli amici. L’obiettivo finale è banale: farci comprare di più, incassare di più.
Non solo. Esiste una rete globale di dispositivi con marchio Amazon, vedi Echo e Alexa, a cui diamo e chiediamo informazioni, parlandoci. Dispositivi sempre collegati, pronti a eseguire gli ordini vocali. Sempre in ascolto, registrando il tutto.
Alexa. Già. Nome scelto, dicono, per ricordare la Biblioteca di Alessandria, all’epoca scrigno di tutto il sapere.
Alexa, l’imperatrice Alexa, ascolta tutto. Sempre.
Le aziende che operano nel digitale dichiarano che raccolgono i dati per migliorare l’esperienza, per aumentare la proposta di valore, per fare risparmiare tempo e denaro ai loro clienti.
Che gentili che sono, ma cosa accade quando i dati, apparentemente innocui, piccoli puntini disposti in modo disordinato su un grande foglio, vengono collegati fra loro? Magari combinandoli con le informazioni, di alto pregio e sensibilità, che riguardano la salute?
Amazon non è semplicemente un enorme centro acquisti. Ha grande intelligenza. Artificiale, certo, ma grande. Sa come collegare i puntini e l’immagine che forma dice tutto, ma proprio tutto, di chi siete, cosa fate, i vostri interessi, capacità finanziarie, paure, stato di salute.
Fino a ieri erano i responsabili commerciali delle aziende produttrici a essere interessati al vostro profilo per proporre, in modo mirato, i loro prodotti o servizi.
Oggi è il capo del personale a rivolgersi ad Amazon, per essere certo che siate voi il candidato ideale da assumere, o da licenziare. Il vostro destino dipende dal profilo che Amazon ha generato su di voi, usando anche i dati che riguardano la vostra sfera più privata e personale: casa vostra.
Giunta è l’ora di parlare di iRobot. Dichiara di avere ridotto il proprio giro di affari del 30 per cento, causa nuovi competitori, ma Amazon la compra.
Perché?
Di prodotti per la casa, più o meno domotici, Amazon ne ha un sacco e una sporta. Quindi perché stupirsi dell’acquisizione. Non fa altro che rafforzare e integrare quanto disponibile: Alexa e Echo già menzionati; droni vari; Astro, venduto solo su “invito”, robot per la sorveglianza della casa, badante se serve, gestisce la spesa, protegge la privacy, si integra con Alexa Together e con le videocamere Ring e l’offerta Ring Protect Pro…
Giusto?
Non del tutto.
Anche in questo caso, l’acquisizione di iRobot ha più a che fare con i dati che con il prodotto in sé. La flotta di iRobot che pulisce le nostre case oltre alla polvere, raccoglie dati. Dati intimi, privati. Passato è il tempo dei primi Roomba che sbattevano di qua e di là nel cercare di assolvere il loro dovere di pulizia. Facevano quasi tenerezza. Oggi Roomba mappa le superfici dove opera. Sa dove sono i mobili. La loro disposizione fisica, numero, tipologia. Cosa fate delle stanze. Se avete sacrificato lo studio per la cameretta del neonato. Se avete comprato un divano nuovo. Cambiato la cucina. Tutto.
L’integrazione con gli altri dispositivi può rendere la casa più intelligente. Ring vede che avete sporcato per terra, informa Roomba, che sa dove andare e pulisce il tutto.
Il servizio di localizzazione dice a Roomba dove siete, per fargli pulire casa prima che torniate dal lavoro. Così non disturba.
Magari riesce a fare inciampare l’intruso animato da cattive intenzioni e qualcuno proporrà l’accessorio “spruzza sostanza urticante” per farlo desistere.
L’ultima versione di Roomba, il j7, con intelligenza artificiale, ha una videocamera frontale che registra cosa avete in casa. Sono 43 milioni gli oggetti finora memorizzati.
Roomba raccoglie dati e li trasmette alla nuvola di iRobot. Fino a oggi solo iRobot poteva accedervi e usarli.
Ora che l’azienda è parte dell’impero Amazon, l’accesso è consentito a chi, per fare cosa?
Breve digressione. Gentili utenti di Roomba, non stupitevi troppo se nelle prossime settimane, o mesi, vi giungerà un cortese messaggio di posta elettronica, nella quale vi verrà chiesto di sottoscrivere il nuovo contratto di servizio, dato il cambio di proprietà. Per favore, diversamente da quanto fanno in molti, troppi, leggete quanto vi verrà proposto. Poi decidete se firmare.
Non si fa della fantascienza di basso livello nel pensare un futuro prossimo dove i servizi di assicurazione malattia di Amazon (scontati per utenti Prime, ovviamente) usano le videocamere Ring e Roomba per studiare le nostre condizioni di vita, comportamenti, così da suggerirci prodotti e servizi, definendone il costo in modo ottimale. Per Amazon e per i clienti. Si vince tutti. Gioco a somma positiva.
Oppure Amazon Care ci farà sapere che abbiamo saltato la palestra perché informata da Echo che non ci siamo mossi di casa tutto il giorno; oppure proporrà una dieta perché Roomba ha raccolto troppe briciole di cibi grassi dal pavimento e Ring ha visto troppe lattine in giro.
Ovvio che Amazon dichiara, come ha sempre fatto, che mai e poi mai utilizzerà o venderà a terzi i dati, siano essi medicali, della vostra casa, dei vostri acquisti, per motivi pubblicitari o di marketing, se non dopo avere ricevuto esplicito permesso dai propri clienti.
Attenzione. Il termine “Esplicito” non implica la “Trasparenza”.
Il processo di acquisizione del permesso è, per il cliente, tutto fuorché semplice e trasparente.
Voi lo avete concesso il permesso suddetto? Secondo quale procedura?
Sapete rispondere?
Esempio. Potete cancellare i dati vocali acquisiti dall’imperatrice Alexa. Lo avete fatto? Sapete come farlo?
A titolo di curiosità. Nel recente passato Amazon ha ammesso di avere condiviso con forze di polizia che ne hanno fatto richiesta, i dati dei propri clienti senza informarli o chiedere loro il permesso.
Amazon è un impero, basato sull’informazione, sorveglianza e controllo, dove il lato chiaro della forza dei dati si contrappone a quello scuro che attira malviventi di ogni sorta. I pirati dell’universo cyber sono sempre in agguato, pronti ad attaccare. Non si affannano a cercare opportunità criminali in tante reti diverse, quando così tanti dati sono disponibili in un unico luogo.
L’imperatrice Alexa non dorme sogni tranquilli. Noi neppure.
C’è un film di animazione che ben rappresenta l’ambiente in cui rischiamo di ritrovarci a vivere, dominato da sensori e dati.
Ricordate WALL •e?
Ricordate l’astronave Axiom in cui vivono i terrestri scappati dal pianeta troppo inquinato? A titolo di informazione, in logica un assioma è un principio evidente per sé, che non ha bisogno di esser dimostrato, posto a fondamento di una teoria deduttiva; in matematica è una proposizione che si considera vera senza essere dimostrata.
I passeggeri di Axiom, perennemente sdraiati su lettini anti-gravità, serviti e riveriti in tutto, incapaci più di muoversi, di decidere in modo autonomo. Non si fanno domande. Non pensano.
Sempre sorvegliati e controllati dal pilota automatico di Axiom, di cognome AUTO.
Domanda: avesse avuto per nome Amazon?
Chiedo scusa, chiudo qui.
Devo andare a fare compere… :”Alexa…?”